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                Collaborazioni 

                                Uno Spazio Nuovo

Gentle Wind - Daniele Butturini
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     Questa sezione è in realtà più che altro un auspicio. Il fatto che la collana The Writer’s Whisper  possa includere anche un momento di incontro con altri autori indipendenti, che vogliano in qualche modo "associarsi".

 

     Credo davvero che la creazione di un “polo” di scrittori non mainstream, non possa che essere una vera ricchezza aggiunta a ciò che viene scelto solo perché ritenuto vendibile.

Qui in effetti vi sono più discorsi convergenti. Se da un lato vi è un discorso economico infatti – ovvero il fatto che i padroni del mercato non sono certo intenzionati a lasciare il loro piccolo orticello a chi i libri li scrive davvero – dall’altro, vi è sempre la tanta decantata cesura legata alla vera o presunta qualità dell’opera, quale spartiacque per dividere chi può o meno raggiungere la dignità letteraria, ed entrare dalla porta principale del mondo dell’editoria, e chi no.

 

     Io credo che qui, nel mondo dell’auto-pubblicazione, le sfumature siano veramente molte, e vi sia davvero all’interno, di tutto un po’ . All’interno dello spazio lasciato libero dalle case editrici più ricche o blasonate, trovano infatti  spazio le realtà mercenarie più aberranti. In questo senso, lo scrittore indipendente ( intendendo con questo termine la categoria più vasta immaginabile) che si auto -pubblica, e soprattutto alle prime armi, e senza un nutrito seguito, è semplicemente carne da macello. Diventando così Il giusto pasto, per la sopravvivenza di quelle case editrici un po’ farlocche, all’interno dell’odierna savana letteraria. 

 

     Forse però ci potrebbe essere una realtà diversa, mi piace immaginare. Immagino allora luoghi fisici o digitali, dove gli scrittori possano essere protagonisti e non gregari, sia per quanto riguarda i contenuti, sia per quanto concerne i guadagni, che risultano spesso veramente risicati per gli scrittori. Penso qui soprattutto alle suddette case editrici mercenarie che quando ti contattano, non fanno che elogiare il tuo lavoro, per poi proporre contratti editoriali che in realtà non lo sono affatto. E non lo sono soprattutto perché il loro cliente, non è il lettore finale come ci si aspetterebbe, bensì lo stesso scrittore, a guardar bene. Lo scrittore, o chi ambirebbe ad esserlo per davvero, viene da dire, si vede più o meno obbligato ad acquistare svariate quantità di copie della propria opera, a condizioni per lo più non così vantaggiose come vorrebbero far apparire. C’è di più però, queste stesse case editrici, anche nel momento in cui si concretizzano delle vendite, si tengono alla fine quasi tutto il prezzo di copertina.

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     La domanda sorge allora spontanea: a motivo di quale istinto masochistico uno scrittore si deve ridurre a tanto?               

 

     La risposta in qual caso, sta ovviamente nella domanda.

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     Scrivere secondo la mia opinione, non è un modo per fare soldi o arricchirsi, ma se mai la risposta ad un esigenza insopprimibile insita nel nostro modo di appartenere alla razza umana. Io penso, agisco, e scrivo, dipingo, suono, rappresento me stesso e ciò che mi circonda. La mia vita. Rappresento ciò che ho vissuto, ciò che possiedo e ciò che mi manca e che vorrei. Interpreto in altri termini il mio intorno sensoriale, ciò che osservo con la mia personalissima lente, o se necessario mi distacco anni luce da questa realtà, ambientando il mio racconto in un mondo intangibile e irreale, o improbabile, alla ricerca di quella distanza - forse per alcuni versi  necessaria o appagante - ma che alla fine non smette di parlarci di quel luogo da cui ci si distacca.

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Un luogo fisico e intimo,

come la nostra vita.

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D.B.

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